I presupposti teorici

I mutamenti sociali e demografici che sono andati configurandosi negli ultimi trent'anni, non solo in Italia ma in quasi tutti i Paesi del mondo, segnalano un processo storico che si va definendo contestualmente sia come globalizzazione del mercato mondiale sia come crescente affermazione dell'autonomia degli individui, e delle donne in particolare (Kaufmann, 2012). 

Non si tratta soltanto della riduzione del numero dei componenti della famiglia (minor numero di figli, più madri nubili, meno nonni che coabitano con figli e nipoti, aumento di separazione e divorzi), ma anche di un progressivo accorciarsi della fase di vita coniugale e genitoriale, a seguito di una più lunga scolarizzazione e delle successive difficoltà a trovare un lavoro stabile, che spostano molto più in là nel tempo l'età in cui ci si sposa e si mette al mondo il primo figlio, soprattutto per le donne (e non solo per quelle del mondo occidentale). Questo ha comportato una crescita progressiva, in talune zone addirittura esponenziale, del numero complessivo di donne che vivono sole, siano esse nubili (con o senza un partner), separate, divorziate o vedove.

Anche l’amore va di conseguenza cambiando connotati rispetto al modello tradizionale: casa, famiglia, bambini. L’instabilità degli attuali rapporti di coppia, rispetto alle forme storiche di fidanzamento e matrimonio, vede la continua crescita delle unioni brevi, che spesso si succedono a catena, anche senza convivenza, garantendo maggior autonomia e minor impegno, o un impegno comunque più facilmente ritrattabile (come nelle convivenze temporanee). Si va così configurando anche per parte femminile una sorta di "poliandria diacronica", che permette di sperimentare nel corso della vita un susseguirsi di rapporti di coppia (si concretizzino o meno in matrimonio o convivenza), e dunque di rapporti intimi, con una pluralità di uomini.

Autonomia e solitudine sono però due facce della stessa medaglia. Le ricerche psicosociali degli ultimi anni si sono sempre più interessate al tema dei single, della coppia, del divorzio e della solitudine, con un particolare occhio di riguardo proprio a quella metà femminile della popolazione che, col suo cammino di emancipazione, ha rappresentato il motore principale della trasformazione globale.

In questa sezione non mi addentrerò, tuttavia, nelle innumerevoli sfaccettature della problematica che sono variamente affrontate dalla letteratura psicosociologica, ma mi limiterò a soffermarmi su quegli aspetti del dibattito teorico che sono più direttamente pertinenti alle scelte operative del mio progetto d'intervento (v. Il Percorso Guidato).

In questo senso, la rivisitazione critica di un testo ormai classico sulla solitudine (Weiss, 1973, purtroppo non tradotto in lingua italiana; v. Bibliografia) costituisce il filo conduttore dell’intero discorso, proprio per le implicazioni che altrimenti rischia di assumere a livello pratico la storica distinzione tra solitudine affettiva e solitudine sociale, quando non vengano meglio considerate anche le dinamiche d’interazione che sussistono tra vuoto affettivo e isolamento sociale.  

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